Sto una favola. Ho una moglie, tre cani, un nuovo album e sto per andare in tour. Devo solo perdere altri 10 chili…”. A dieci anni dallo scioglimento, i 99 Posse tornano insieme con l’album ‘Cattivi Guaglioni’ e la voce , Lucas Persico, ‘O Zulù’, racconta il suo presente a “Rolling Stone”, in edicola da fine novembre, ma soprattutto racconta il suo passato di tossicodipendenza, dalla cocaina al crack.
“Ho avuto due tossicodipendenze. La prima quand’ero proprio giovane e pippavo abbestia, e lì posso dire che la cocaina mi ha fregato: mi faceva sentire onnipotente. L’escalation è stata veloce – racconta Persico – prima pippavo, poi la mescolavo con l’eroina; nel ’98 ho avuto un’overdose di coca, eroina e alcol e ci sono quasi rimasto. A quel punto ho smesso e cambiato vita, città, frequentazioni”.
“Per 5 anni sono stato tranquillo, ma era una calma innaturale, se n’erano accorti tutti. Mi sentivo in colpa -confessa ‘O Zulù- per il mio comportamento da tossico: verso il gruppo, la famiglia, la fidanzata, il mondo. Tutto questo ha generato una specie di implosione: nel 2001 abbiamo messo i 99Posse in stand-by, ho iniziato a lavorare su altri progetti, finché, nel 2003, ho incontrato il crack. Non ho capito subito il suo effetto, l’ho realizzato che ci stavo già dentro fino al collo. Ma stavolta ci sono cascato volutamente. Nei primi anni ho cercato di smettere, ma la verità è che non volevo. Ero perfino stufo di cercare di sembrare lucido sul palco o con gli amici, fallendo miseramente. Mi sono chiuso in casa e ho tentato di uccidere lo Zulù. Ho dovuto toccare il fondo. Avevo molti privilegi: fan, amici, autorevolezza. Ho perso tutto, sono rimasto solo col crack, davanti avevo soltanto porte chiuse. Poi mi è venuta voglia di riaprirle”.
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