C’è una inconscia e allo stesso tempo diffusa sensazione popolare che consente di tollerare il grande circo che gira intorno alla politica italiana nonostante il suo agire sia spesso estraneo al volere comune.

E’ come se la democrazia in questo Paese espletasse le sue funzioni unicamente durante il voto elettorale; dopodiché qualunque azione venga, o non venga, compiuta dai politici eletti è cosa, per quanto contraria allo stesso volere degli elettori, permessa e sopportata dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani. La stessa protesta della restante attiva e non rassegnata minoranza è avvertita come facente parte del gioco e spessissimo risulta inascoltata e/o inefficace.

Gli esempi sono molteplici; come per la TAV dove nelle ultime elezioni amministrative sono stati votati ed eletti rappresentanti per la maggiore tutti assolutamente favorevoli all’opera nonostante questa sia giudicata da moltissimi elettori e dai più eminenti esperti di economia e di trasporti esosissima ed inutile.

Ma la stessa cosa si potrebbe dire del precariato. Quale popolo avrebbe continuato a votare partiti e politici che con le loro leggi hanno distrutto il futuro di un’intera generazione?

Eppure in Italia questo è accaduto ed infatti le stesse persone che hanno creato il precariato sono ancora lì, dopo quasi 15 anni. Elette e rielette più volte dagli stessi precari che poi organizzano proteste di piazza contro il precariato. E’ appunto il circo di cui sopra.

Ma in una democrazia di tal fatta il popolo può dirsi veramente sovrano? Non risulta piuttosto ridotto a mera comparsa? In un teatro dove la commedia viene scritta diretta ed interpretata da tutt’altri poteri? E non è forse lo stesso popolo italiano a volere che sia così?

Dobbiamo perciò rassegnarci a questa farsa di democrazia o è possibile una democrazia veramente improntata al volere della maggioranza dei cittadini?

Pochi sanno, complici i nostri media disinformatori, ciò che è accaduto negli ultimi anni in Islanda:

(Tratto da Nexus edizioni)

Il popolo islandese è riuscito a far dimettere un governo al completo; sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i cittadini hanno deciso all’unanimità di dichiarare l’insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l’Olanda, forti dell’inadeguatezza della loro politica finanziaria; infine, è stata creata un’assemblea popolare per riscrivere l’intera Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria Rivoluzione contro il potere che aveva condotto l’Islanda verso il recente collasso economico.

Ecco brevemente la cronologia dei fatti:

2008 – A Settembre viene nazionalizzata la più importante banca dell’Islanda, la Glitnir Bank. La moneta crolla e la Borsa sospende tutte le attività: il paese viene dichiarato in bancarotta.

2009 – A Gennaio le proteste dei cittadini di fronte al Parlamento provocano le dimissioni del Primo Ministro Geir Haarde e di tutto il Governo – la Alleanza Social-Democratica (Samfylkingin) – costringendo il Paese alle elezioni anticipate. La situazione economica resta precaria. Il Parlamento propone una legge che prevede il risanamento del debito nei confronti di Gran Bretagna e Olanda, attraverso il pagamento di 3,5 MILIARDI di Euro che avrebbe gravato su ogni famiglia islandese, mensilmente, per la durata di 15 anni e con un tasso di interesse del 5,5%.

2010 – I cittadini ritornano a occupare le piazze e chiedono a gran voce di sottoporre a Referendum il provvedimento sopracitato.

2011 – A Febbraio il Presidente Olafur Grimsson pone il veto alla ratifica della legge e annuncia il Referendum consultivo popolare. Le votazioni si tengono a Marzo ed i NO al pagamento del debito stravincono con il 93% dei voti. Nel frattempo, il Governo ha disposto le inchieste per determinare giuridicamente le responsabilità civili e penali della crisi. Vengono emessi i primi mandati di arresto per diversi banchieri e membri dell’esecutivo. L’Interpol si incarica di ricercare e catturare i condannati: tutti i banchieri implicati abbandonano l’Islanda. In questo contesto di crisi, viene eletta un’Assemblea per redigere una Nuova Costituzione che possa incorporare le lezioni apprese durante la crisi e che sostituisca l’attuale Costituzione (basata sul modello di quella Danese). Per lo scopo, ci si rivolge direttamente al Popolo Sovrano: vengono eletti legalmente 25 cittadini, liberi da affiliazione politica, tra i 522 che si sono presentati alle votazioni. Gli unici due vincoli per la candidatura, a parte quello di essere liberi dalla tessera di qualsiasi partito, erano quelli di essere maggiorenni e di disporre delle firme di almeno 30 sostenitori. La nuova Assemblea Costituzionale inizia il suo lavoro in Febbraio e presenta un progetto chiamato Magna Carta nel quale confluiscono la maggior parte delle “linee guida” prodotte in modo consensuale nel corso delle diverse assemblee popolari che hanno avuto luogo in tutto il Paese. La Magna Carta dovrà essere sottoposta all’approvazione del Parlamento immediatamente dopo le prossime elezioni legislative che si terranno.

Cosa possiamo imparare dagli avvenimenti islandesi? Qual è la lezione che tutti noi italiani e in particolare lavoratori precari, possiamo fare nostra?

Semplice: IL POPOLO SE VUOLE PUO’ OTTENERE QUALUNQUE COSA! QUALUNQUE!

E nel nostro specifico: I PRECARI ITALIANI SE VOLESSERO VERAMENTE CANCELLARE IL PRECARIATO POTREBBERO FARLO IN QUALSIASI MOMENTO!

Siamo 4 milioni di lavoratori precari e potremmo, se solo volessimo veramente, fare qualunque cosa. Ed invece ci limitiamo a protestare ai matrimoni di nani idioti a cui non dovremmo nemmeno dare il potere di proferire parola e che invece permettiamo di insultarci e umiliarci.

NOI ABBIAMO IL POTERE, CI MANCA SOLO LA VOLONTA’ DI METTERLO IN PRATICA.

Ci manca solo l’unità d’intenti! Dobbiamo solo unirci e decidere quando agire. Per questo vi esortiamo ad unirvi a noi, che siamo precari esattamente come voi e che abbiamo deciso di smetterla di permettere ai poteri forti (e ai partiti loro sudditi) di distruggere il nostro futuro e di dare inizio al risveglio e alla presa di coscienza di tutti i lavoratori precari.

Perciò Diventate attivisti di questo movimento, che presto diventerà movimento politico, e  aiutateci a darvi il potere, a crearvi un futuro dignitoso e a cambiare questa democrazia malandata. Perché, sappiatelo, noi/voi siamo/siete la vostra ultima speranza!!!

Grazie per l’attenzione

Lo staff di

Aboliamo il lavoro precario

www.aboliamolavoroprecario.it

1 commento

  1. viscido

    Ritengo, e non vedo ragione per smettere, che la democrazia sia inadeguata per l’Italia, o meglio, per il popolo italiano. La democrazia richiede coscienza interesse consapevolezza e responsabilità, atributi che evidentemente non sono presenti nella maggioranza degli italiani, di conseguenza la sovranità esercitata dal popolo diventa dannosa per lo stesso. Ma non siamo nuovi a questo, basta dare un’occhiata agli ultimi cinquant’anni di storia (non retrocedo oltre per non sfociare in discorsi più complessi), per osservare come il popolo italiano sia accomodante oltre che pigro nel riguardo della sovranità, come il serpente cambiamo la pelle, ma solo quella, la classe politica italiana non è composta da alieni, ma da italiani.

    “Democrazia significa semplicemente colpi di randello dalla gente per la gente.”
    Oscar Wilde.

    Non calza poi così male tutto sommato …

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.