Produrre energia pulita e rinnovabile sfruttando il moto ondoso. Questo è il progetto presentato a Mestre, e in contemporanea a alla fiera internazionale sulla sostenibilita’ energetica e ambientale in corso a Rimini.
La sperimentazione e’ stata avviata dal Comune di Venezia e consente di trasformare l’energia contenuta nel moto ondoso della laguna e del mare in energia elettrica pulita e rinnovabile, che potra’ alimentare attrezzature ed impianti.
Per adesso sono stati realizzati tre prototipi: due che saranno installati in mare aperto entro la prossima primavera, e uno gia’ posizionato in laguna, nel Canale della Giudecca, ad agosto. Si chiamano Giant e Wem e sono costituiti da un galleggiante e da un generatore, che sfrutta il principio di Archimede, ossia un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verso l’alto eguale al peso del liquido spostato, quindi un galleggiante di peso trascurabile potrebbe muovere un analogo volume d’acqua.
Le onde, quindi con il loro “su” e “giù”, possono funzionare come un pistone che spinge aria dentro un condotto. Anche se il movimento è molto lento, la massa d’acqua che si muove è sempre di svariate tonnellate, se l’impianto è disposto correttamente lungo la costa. La spinta esercitata, dunque, è enorme e l’aria esce dai condotti con grande forza,  spingendo le turbine che generano l’elettricità.
Degli impianti che sfruttano il moto ondoso erano già stati installati a fine 2000 presso Islay, una piccola isola non lontana dalle coste occidentali della Scozia, e poteva produrre energia elettrica per 300 case.
Un impianto del genere, se installato su più vasta scala e in particolari aree come la costa meridionale dell’Australia potrebbe produrre quantitativi enormi di energia tali da coprire buona parte del fabbisogno energetico di un’intera nazione. Infatti, il consumo di energia elettrica oggi dell’Australia è di 130.000gigawatt-ora ad anno e secondo alcuni scienziati se il 10% del potenziale energetico delle onde in prossimità della costa meridionale dell’Australia fosse convertito in energia elettrica, la metà del consumo energetico attuale del paese sarebbe soddisfatto.
Poi dal punto di vista ambientale, l’impatto visivo è tracurabile e  queste strutture non ha bisogno di vernici biocide in quanto gli organismi che vi potrebbero crescere sopra non ne danneggerebbero il funzionamento (le navi vengono rallentate dalle incrostazioni sullo scafo e per non usare più carburante preferiscono spalmare di vernice tossica lo scafo). Inoltre, l’analisi del ciclo di vita dice che bastano 20 mesi di funzionamento per rientrare dell’energia spesa e iniziare a guadagnare.

Fonti:
http://www.url.it/pagine/ambiente/sost/mare.htm
http://www.agi.it/research-e-sviluppo/notizie/201111111817-eco-rt10266-energia_si_ricava_dalle_onde_al_via_sperimentazione_a_venezia
http://www.giornalettismo.com/archives/80048/australia-energia-dalle-onde/
http://www.ecowiki.it/energia-dalle-onde-del-mare-in-portogallo.html

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