Il precariato è senza dubbio un grande affare che conviene a molti.

Lo è per il datore di lavoro che può gestire a suo piacimento i lavoratori; usarli quando servono e lasciarli a casa nei periodi di scarsa produttività; risparmiare sulle ferie, sulla maternità o ricattarli quando pretendono che i loro diritti vengano rispettati; come ad esempio quando chiedono il pagamento degli straordinari o reclamano la correttezza delle mansioni lavorative rispetto al contratto di lavoro e tante altre vergogne che tanto comodo fanno ad un certo tipo di imprenditori.

Conviene anche alle agenzie interinali che guadagnano sui lavoratori in affitto, (rendendo di fatto il caporalato un “servizio” legalizzato) e discriminando i lavoratori attraverso la simpatica abitudine di creare liste nere in cui vanno a finire tutti coloro che ritengono problematici; cioè che esigono che i loro diritti di lavoratori siano rispettati.

Conviene ai partiti e ai politici che ad ogni elezione possono gridare dai loro scranni dorati contro il lavoro precario in modo da utilizzare i lavoratori precari come serbatoio di voti; illudendoli che una volta eletti faranno qualcosa per eliminare il precariato, ma che a elezioni terminate, ritornati a godere quei privilegi infami propri della loro casta, lasciano tutto invariato fiduciosi della corta memoria degli elettori.

Esiste però anche un’altra categoria a cui conviene il lavoro precario. Una categoria che di primo acchito nessuno potrebbe sospettare possa guadagnarci sul precariato ma che anzi sembrerebbe combatterlo.

E’ una categoria variegata che va dai produttori cinematografici, che fanno film sul precariato e anche se al cinema nessuno va a vederli (quale precario ha voglia di rivedere al cinema la sua tristissima vita quotidiana?); tanto prima o poi qualche emittente tv pagherà per trasmetterlo; ai vignettisti, che fanno tanti bei fumetti satirici contro il precariato e che per ogni vignetta percepiscono l’intero stipendio mensile di un precario; ai giornalisti televisivi, che così possono allestire l’ennesimo programma sul lavoro precario e sui danni che esso causa alla società (come se i precari già non lo sapessero); ed infine, meraviglia delle meraviglie conviene anche alle associazioni contro il precariato.

Questo accade perché molte di queste, sono “coadiuvate” dagli stessi partiti che hanno dato vita al precariato e hanno come funzione, fondamentalmente, quella di portare il lavoratore precario ad accettare la sua situazione a fronte della fornitura di qualche servizio di base.

Come ad esempio far sapere al precario i diritti di cui può godere, cioè quegli stessi diritti che il datore di lavoro finché il lavoratore rimarrà precario non rispetterà mai; o far discutere sulle problematiche tipiche di chi lavora in un call center, come se per chi è immerso in una cloaca fino al collo, parlare della merda possa evitare di esserne inondato; o varie cosette del genere che in definitiva servono a fare in modo che il precario, ormai disorientato da cotanta gratuita bontà, possa avvicinarsi al partito politico che l’associazione suggerirà, ed infine votarlo.

E così si chiude il cerchio. Il precario a forza di ritornelli (degni dei corsi di persuasione di Scientology) viene convinto che non esiste nessuno nell’universo conosciuto (e anche sconosciuto) che potrà mai eliminare il precariato, perciò si rassegna mestamente ad accettare una vita piena di ricatti, umiliazioni, frustrazioni ed infine povertà unite all’impossibilità di crearsi una famiglia, una casa o un futuro degno di essere vissuto, e capolavoro dei capolavori, inizia anche a sostenere un partito che ha contribuito a metterlo nella pietosa condizione in cui si trova.
C’è solo una categoria di persone a cui non conviene il precariato e coloro che ne fanno parte, guarda caso, sono proprio i lavoratori precari. Ma vaglielo a spiegare.

Firmato

Lo staff di

Aboliamo il lavoro precario

www.aboliamolavoroprecario.it

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