La Svezia ha brindato, all'inizio del 2012, a un'impresa della premiata ditta Reinfeldt-Borg, che è riuscita a raggiungere il pareggio di bilancio. I giornali inglesi titolavano la notizia del traguardo così: «La rivincita dei nerd». E a ragione. Se Reinfeldt non ha paura di comparire noioso, compassato, ingrigito, Borg è solito presentarsi al Parlamento europeo di Bruxelles con tanto di orecchino e capelli raccolti in una coda di cavallo. Un look che poco si addice a un quarantaquattrenne con importanti incarichi politici. Eppure, questi due “sfigati” hanno affrontato di petto la crisi dell'Eurozona evitando di affondare come i cugini che stanno più a Sud. Per ottenere questi risultati non hanno cambiato solo la loro politica ma anche la loro cultura. Il modello dello Stato sociale, del welfare assoluto, era l'ideologia dominante. Garantendo un'impressionante mole di servizi, lo Stato gravava pesantemente sulle imposte dei singoli. Era un «incauto connubio tra alta spesa pubblica e alte tasse», dice Oscar Giannino sul suo Chicago Blog.

Ma ciò che ha fatto più scalpore, valendo molte critiche a Borg, è stata una proposta che, a prima vista, sembra lontanissima dallo stretto dibattito economico. La creazione di “scuole a scopo di lucro”. Che servì a trasformare una pesante zavorra di spesa in una possibilità imprenditoriale. Le scuole, è la logica, devono essere in grado di raggiungere l'utile economico di gestione. La creazione di profitti avrebbe permesso alle scuole virtuose di espandersi e a quelle dannose di scomparire. Così facendo, la spesa per la pubblica istruzione diventa una possibilità imprenditoriale di assoluta rilevanza, alleggerendo l'imposizione fiscale sui cittadini.

Fonte:
http://www.tempi.it/il-nerd-che-ha-fatto-uscire-la-svezia-dalla-crisi-abbassando-le-tasse

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