ATENE- Altra settimana di fuoco in Grecia. Dopo l’annuncio dell’ennesime norme di austerità esposte dal premier George Papandreou, i sindacati di tassisti e doganieri hanno indetto uno sciopero di 48 ore. Il monito delle piazze fa paura: “sabotaggio”.
Gli operatori doganali e i tassisti, per l’ennesima volta, hanno incrociato le braccia. Al grido “noi la crisi non la paghiamo”, i sindacati hanno indetto uno sciopero di due giorni che servirà a protestare contro la tassa di proprietà promossa da Papandreou e il ministro dell’Economia Evangelos Venizelos. Norme che garantirebbero un rientro pari a 2 miliardi di euro, una piccola boccata d’ossigeno per le dissestate finanze elleniche.
“Il tasso di partecipazione allo sciopero è superiore al 90%”, ha detto Yiannis Grivas, il capo del sindacato degli esattori, il POE-DOY. “Siamo stanchi… i lavoratori non vogliono farsi rubare il proprio reddito… saboteremo il piano di Papandreou”.
Le vecchie riforme di austerità, attuate dal duo Venizelos-Papandreou, hanno già riscosso pesanti critiche da parte del popolo ellenico. “Stiamo parlando di tagli al nostro reddito pari al 60%, solo nel corso dell’ultimo anno. Naturalmente siamo obbligati a protestare”.
Dal Parlamento il viceministro dell’Economia, Filippos Sachinidis ha riferito all’Associated Press che la liquidità per finanziare le attività dello Stato basterà solo fino a ottobre. “Stiamo cercando di fare in modo che lo Stato possa operare senza problemi”, ha affermato lasciando però anche intendere che i soldi per pagare stipendi pubblici e pensioni basteranno solo per un altro mese.
In totale disaccordo con i sindacati è il presidente dell’Unione europea Herman Van Rompuy. “Il nuovo programma di austerity deve essere approvato” ha avvertito Van Rompuy, bollando le decisioni economiche prese da Atene come “positive”. “La Grecia è evidentemente il problema più urgente” ha ammonito Barak Obama, “si stanno adottando misure per rallentare la crisi, non per fermarla”.
Il default della Grecia sembra ormai non soltanto certo,  ma inevitabile.
Una situazione tragica che non trova nessuna via d’uscita e in Germania, la locomotiva dell’Ue, la popolazione non vorrebbe più fornire aiuti ad Atene. Il gotha tedesco è consapevole di questa situazione e il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble ha chiesto alla troika (Bce, Ue, Fmi), di “verificare se la Grecia  sarà in grado di “rispettare gli impegni”, altrimenti il pagamento della seconda tranche di aiuti dovrà essere “discusso nuovamente”.
Di sicuro la nuova tornata di manifestazioni non gioverà all’entourage di Papandreou. Le misure “lacrime e
sangue” ormai vengono incrementate ad ogni avvertimento della troika, senza portare mai ad una risoluzione certa della crisi. Il vero problema è che il default greco è ormai sancito dai dati ma nessun governante ha il coraggio di pronunciarli.

Fonte: http://www.ilmediterraneo.it/it/lavoro/6875

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