C’era una volta il dizionario. Pesante, ingombrante, era l’incubo dei compiti in classe di greco e di latino. Scritto a caratteri infinitesimali, spesso troppo ricco di informazioni, era assolutamente necessario imparare ad usarlo per non perdere tempo nella sua consultazione.

Sembra quasi impossibile, ma fino a vent’anni fa – che non sono poi così tanti – il dizionario di carta era lo strumento principale a disposizione dei traduttori professionisti. Non solo il dizionario bilingue, che comunque andava di tanto in tanto consultato, ma soprattutto i dizionari specialistici, necessari per tradurre testi medici, scientifici, di natura legale o tecnica.

Si trattava di dizionari molto costosi e dalla vita breve, in quanto i progressi costanti nei campi del sapere impongono da sempre continui aggiornamenti. Così, mentre il traduttore letterario poteva cavarsela abbastanza agilmente con un vocabolario standard, preferibilmente completo di termini storici e letterari, entrando in difficoltà giusto in caso di slang o forme locali, il traduttore medico-scientifico o comunque a carattere tecnico, era spesso costretto a redigere il proprio personale dizionario di termini basati sull’uso e sull’esperienza.

La consultazione di cataloghi, il rapporto diretto con professionisti e maestranze, i contatti con ambasciate, autorità competenti e biblioteche specializzate erano in alcuni casi parte integrante del loro lavoro di traduzione.

Oggi quest’opera di ricerca si è trasferita in rete. Qui, oltre a fonti di ogni tipo, è possibile trovare anche vocabolari più o meno specialistici, database multilingue, traduttori automatici. Questi ultimi non sono ormai che lontani parenti delle prime macchine concepite per la traduzione: imparano dai propri errori, memorizzano le correzioni e hanno l’indubbio vantaggio di offrire una bozza di testo più o meno adeguata, che il traduttore professionista può emendare facilmente.

I traduttori che si sono trovati a vivere sulla propria pelle questo passaggio epocale hanno imparato a proprio vantaggio che nel campo delle traduzioni specialistiche la tecnologia non va mai demonizzata.

Chi si occupa di traduzioni per l’industria farmaceutica, per il settore medico e per l’ambito tecnologico in generale, sa bene quanto tempo si risparmia grazie all’uso di questi nuovi strumenti.

L’idea romantica legata allo sfogliare un vocabolario, all’odore delle pagine polverose, alla lettura delle informazioni sugli specifici termini – momenti importanti nella formazione di un traduttore, da relegare forse alle primissime fasi di studio di una lingua – non deve far dimenticare che anche la moderna tecnologia richiede la partecipazione attiva di chi la utilizza. Basti pensare alle memorie di traduzione, che possono basarsi anche sull’esperienza di traduzione diretta, o alle correzioni necessarie alle traduzioni eseguite automaticamente.

Insomma, anche nel lavoro del traduttore, è possibile apprezzare e beneficiare della tecnologia, senza tuttavia affidarvisi ciecamente fino ad abusarne.

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