Mentre il petrolio corre, l’oro arranca. Il mercato delle commodities vive due situazioni opposte, che tuttavia hanno la stessa radice nella ripresa economica che avanza.
Le due commodities leader
L’oro si è stabilizzato intorno a 1.740 dollari l’oncia, vicino al livello più basso dall’11 agosto. Il Gold metal si avvia verso la terza perdita settimanale consecutiva, principalmente a causa dei segnali da falco provenienti dalle principali banche centrali.
La Fed ha confermato che il tapering potrebbe iniziare già a novembre, mentre la stretta è prevista nel 2022. La Norges Bank è già stata la prima grande banca centrale occidentale ad aumentare i tassi, mentre la Banca d’Inghilterra parla di “ragioni rafforzate” per un modesto inasprimento della politica monetaria.
A penalizzare l’oro è però soprattutto il rinnovato ottimismo riguardo alla ripresa economica globale. Per un bene rifugio come il gold metal, questo clima è il peggior nemico che ci possa essere, a differenza invece delle altre commodities. E chi adotta scalping tecniche 5 minuti lo sa bene.
Il petrolio ritrova slancio
L’esempio più lampante è il petrolio, che corre proprio grazie al nuovo slancio economico. L’oro nero è in corsa per il terzo aumento settimanale consecutivo, con i futures sul greggio WTI in rialzo del 2% a un massimo di quasi 8 settimane di 73,3 dollari al barile. I future del greggio Brent sono invece saliti a 77,4 dollari, il massimo da ottobre 2018. Il canale di Donchian channel segna ancora rialzo.
I dati EIA hanno mostrato che le scorte di greggio statunitensi sono diminuite di 3,5 milioni di barili a 414 milioni la scorsa settimana, il valore più basso da ottobre 2018. Inoltre, i dati API hanno mostrato che le scorte di greggio negli Stati Uniti sono diminuite di 6,1 milioni di barili la scorsa settimana, quasi 3 volte di più di quanto si aspettassero i mercati. Questo indica una forte domanda di carburante con l’allentamento dei divieti di viaggio.
A limitare alcuni guadagni è stata la prima vendita pubblica di riserve petrolifere statali della Cina. La PetroChina di proprietà statale e la raffineria privata e il produttore chimico Hengli Petrochemical hanno acquistato quattro carichi per un totale di circa 4,43 milioni di barili.