"Da noi l'auto e' in agonia, ma manterro' la Fiat in Italia con i guadagni fatti all'estero. Il mercato nazionale e' crollato, se investissimo oggi come era nei nostri piani iniziali, falliremmo e io dovrei andare in giro con il cappello in mano". Cosi' l'Ad di Fiat Marchionne in una intervista a La Repubblica. "In Italia, l'auto e' precipitata in un buco di mercato senza precedenti, un mercato colato a picco, ritornato ai livelli degli anni 60. Abbiamo perso di colpo 40 anni. Il Paese – aggiunge Marchionne – soltanto un anno fa era fallito. Lo avevamo perduto. Solo l'intervento di un attore credibile ha saputo riprendere l'Italia dal baratro in cui era finita e risollevarla. E qualcuno vorrebbe che Fiat si comportasse tranquillamente come quando c'era il sole? O e' una imbecillita' pensare questo o e' una prepotenza, fuori dalla logica".
"Non ho parlato di esuberi, non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho mai detto che voglio andare via. Ci vuole una responsabilita' molto elevata per fare queste scelte oggi", ha proseguito l'ad Fiat.
"Finche' attaccano me, comunque nessun problema. Ma lasciate stare la Fiat, per rispetto e per favore". "Mi impegno – aggiunge – ma non posso farlo da solo. Ci vuole un impegno dell'Italia. Io la mia parte la faccio, non sono parole".
"Quando spiego" agli americani cio' che e' successo a Detroit e cio' che succede a Torino, "loro fanno due conti e mi dicono cosa farebbero: chiusura di due stabilimenti per togliere sovracapacita' dal sistema europeo. Se mi comporto diversamente, ci sara' una ragione".
Editore di scatolepiene.it