È ormai assodato che l’Italia costituisce una delle nazioni a più alto rischio sismico del Mediterraneo. Questa particolare sismicità è dovuta alla sua posizione geografica, che vede il nostro Paese collocato nella convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica. In realtà, la pericolosità dei sismi italiani è inferiore a quelle che, ad esempio, colpiscono California e Giappone: a rendere particolarmente drammatici gli effetti dei terremoti è invece la fragilità del patrimonio edilizio, che determina quindi una maggiore vulnerabilità complessiva.

Alla luce dei drammatici sismi che hanno colpito la nazione in questa ultima decade (terremoto del Centro Italia, 2016; terremoto dell’Emilia Romagna, 2012; terremoto de L’Aquila, 2009), la progettazione anti – sismica degli edifici è diventata una priorità ed è sempre più fondamentale garantire ad abitazioni private ed edifici pubblici una progettazione a prova di sisma.

Ma quali sono le regole per costruire una struttura a prova di sisma?

ZONA: Gli elementi da considerare sono molteplici: il primo, forse scontato ma di certo imprescindibile, è una attenta valutazione preliminare del rischio sismico nell’area stabilita per la costruzione. L’intera penisola, infatti, è suddivisa in diverse zone in base alla pericolosità, che vanno dalla Zona 4, quelle a minor rischio sismico, fino alla Zona 1, la più pericolosa. Conoscere il grado di rischio del suolo di costruzione permetterà di calibrare al meglio le contromisure necessarie a fronteggiare un eventuale sisma, ottimizzando la progettazione. 

MATERIALI: Una volta individuata la zona di rischio, un secondo, importantissimo elemento da valutare sono i materiali di costruzione. Si utilizza infatti cemento armato, rinforzato internamente mediante una armatura di acciaio inossidabile o acciaio al carbonio, disposto in barre da minimo 5 mm di diametro. Lo stesso criterio costruttivo va applicato anche a tutti i pilastri e alle travi, mentre chiodi e bulloni devono essere conformi alle vigenti normative europee. Altro materiale che può essere indicato per costruzioni resistenti a sismi è il legno, la cui struttura interna in fibre dà una certa flessibilità che garantisce maggiore resistenza in caso di scossa.

STRUTTURA: per garantire la maggiore resistenza possibile dell’abitazione, si adotta uno spessore dei muri portanti tra un valore minimo di 15 cm a uno massimo di 50 cm. Più in generale, poi, la pianta dell’edificio dovrebbe essere la più regolare e simmetrica possibile, e anche la sua altezza è soggetta a delle restrizioni (ad esempio, nelle zone a maggior rischio sismico si dovrebbero avere non più di due piani). La conformazione del tetto è anch’essa soggetta a considerazioni anti – sismiche: i tetti a capriata hanno infatti una struttura portate atta a sostenere la copertura del tetto a spiovente, e vanno preferiti ai tetti spingenti, ovvero quei tetti le cui travi fanno forza verso le pareti dell’edificio.

POST – COSTRUZIONE: fase fondamentale nella costruzione di un edificio anti – sismico è quella che avviene una volta finita la costruzione vera e propria, ovvero i test di collaudo. Si tratta di una serie di esami volti a verificare e valutare alcuni parametri quali la robustezza e la staticità del nuovo edificio. Affinché infatti si possano considerare anti – sismiche, le nuove costruzioni devono essere in grado di sopportare ogni tipo di vibrazioni, torsioni e tensioni.

Il concetto di anti – sismicità, a livello legale, indica quindi la conformità a “criteri prestazionali della normativa tecnica vigente in materia di costruzioni in zona sismica”. Tuttavia, nonostante i moltissimi studi teorici e le accortezze costruttive adottabili, non è di fatto prevedibile con certezza assoluta le forze orizzontali a cui la struttura sarebbe sottoposta in caso di sisma. Le prove tecniche e in generale la progettazione avvengono infatti su valori ottenuti da elaborazioni statistiche.

Alla luce di queste considerazioni, specialmente per abitazioni situate in zone a rischio sismico considerevole, un’ulteriore misura che andrebbe valutata è quella di una assicurare la propria abitazione contro il terremoto e calamità naturali. Questo tipo di polizza sulla casa garantisce infatti il risarcimento di eventuali danni subiti dall’immobile in seguito a sisma e / o di avere un contributo per le spese necessarie a rimettere a nuovo l’edificio. La stipula di questa particolare assicurazione non è obbligatoria, ed è pertanto a discrezione del proprietario valutare la probabilità dell’evento, anche in base alla zona di rischio o alla storia sismica locale, e decidere quindi se sottoscriverla o meno.

Il funzionamento è quello di una classica polizza assicurativa: il proprietario stipula con la compagnia assicurativa un contratto che prevede la quota annuale da versare (il premio) e il tetto massimo, al di sotto del quale l’assicuratore si impegna a risarcire l’assicurato per una somma pari al valore del danno ricevuto dal sisma. È classificata infatti come “polizza a valore”, in quanto l’assicurazione si esplica poi come rimborso necessario alla ricostruzione, la sistemazione a nuovo o, nei casi più estremi, per l’acquisto di un nuovo immobile. Sia il premio che il massimale dipendono fortemente dal territorio in cui è locata l’abitazione.

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