Gli italiani vanno in pensione più tardi e i numeri lo confermano: nei primi 9 mesi dell’anno le nuove pensioni erogate sono crollate del 35,5% rispetto allo stesso periodo del 2013. E non è ancora l’effetto della riforma Fornero. A frenare la corsa alle pensioni è piuttosto il combinato delle norme sullo scalino, introdotte dal ministro del governo di centrosinistra Cesare Damiano per sostituire lo scalone del predecessore Maroni, e della finestra mobile prevista dalla riforma del ministro di centrodestra, Maurizio Sacconi.

Dall’anno prossimo si esaurirà la maggior parte delle uscite di coloro che ancora possono andare in pensione con le vecchie regole e si comincerà a sentire l’effetto della riforma Fornero.

«Le riforme funzionano e i conti sono stati messi in sicurezza», esulta Antonio Mastrapasqua, presidente del principale istituto previdenziale che da quest’anno incorpora anche le pensioni Inpdap. Delle quasi 200mila pensioni erogate da gennaio a settembre, 140.616 sono nel settore privato (con un calo del 37,4 per cento rispetto allo scorso anno); il dato è inferiore anche alla previsione di 148.948 assegni da staccare; nel settore pubblico, quello che fino allo scorso anno rientrava nelle competenze dell’Inpdap, sono stati erogati 58.939 nuove pensioni, e qui il calo è più lieve, del 22,2 per cento.

La flessione più pronunciata si è avuta tra i coltivatori diretti: si è passati da 20.526 a 6.637 nuove pensioni, con un crollo del 67,6 per cento. Cresce naturalmente l’età dei nuovi pensionati, più nel privato (da 60,3 a 61,3 anni) che nel pubblico (da 60,8 a 61,2). Per Mastrapasqua in questa voce «l’anno prossimo raggiungeremo e supereremo la Germania», dove si va a riposo a 61,7 anni.

Un forte divario con i tedeschi c’è ancora nel cosiddetto tasso di sostituzione, vale a dire l’ammontare della prima pensione in rapporto all’ultimo stipendio percepito: in Germania il dato è del 58,4 per cento, mentre noi, a causa del sistema retributivo, stiamo ancora attorno all’80 per cento, molto lontani anche dalla Francia (60,8 per cento, ma con un età media di uscita di 59,3 anni). Ma Mastrapasqua, euforico per i dati, vede rosa: «L’Italia entro il 2020 sarà nell’Ue il Paese leader, il più virtuoso». Sugli esodati Mastrapasqua ribadisce che «i numeri sono quelli delle leggi già fatte e che 120mila persone sono state ritenute fino a oggi salvaguardabili» e che «entro il 21 novembre il ministero e l’Inps potranno dire quali e quante persone saranno da tutelare»

Fonti:
http://qn.quotidiano.net/primo_piano/2012/10/22/790444-pensione_meno_traguardo.shtml
http://www.ilgiornale.it/news/interni/crollano-i-pensionati-35-e-fornero-non-centra-848887.html
http://www.americaoggi.info/2011/05/26/24834-il-rapporto-dellinps-pensioni-povere-il-79-degli-aventi-diritto-percepisce-meno-di-
 

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